MEL GIBSON: UN PROGETTO BUONO PER L'ANIMA, NON PER IL PORTAFOGLIO
“Un progetto buono per l’anima, non per il portafoglio”. Così Mel Gibson – il divo, l’attore protagonista di film come Braveheart e We were soldiers – ha definito The Passion, “La Passione”, il film sulle ultime dodici ore di Gesù Cristo ispirato ai quattro evangelisti, ma soprattutto a Matteo.
Interpretato da James Caviezel, attore emergente, interprete di film come La sottile linea rossa e Montecristo, The Passion sarà interamente girato in Italia e le riprese inizieranno il 4 novembre sotto la direzione di Mel Gibson, che oltre a essere il regista e lo sceneggiatore è anche il produttore del film.
“La mia ambizione” ha spiegato l’attore “è che la gente esca dalla visione di questo film sentendosi diversa da come è entrata. Perciò metterò in questo lavoro tutta la mia esperienza personale ma anche tutta la mia fede religiosa. Cercherò il lato umano di Gesù, ma non dimenticherò mai quello divino.”
La scelta dell’Italia da parte di Mel Gibson è stata determinata non solo per i suoi talenti artistici – lo scenografo Francesco Frigeri e il costumista Maurizio Millenotti – ma anche per il paesaggio. Mel Gibson girerà gli esterni a Matera, perché a suo giudizio la città vecchia somiglia alla Gerusalemme di quel tempo e in altre zone di Lucania e Basilicata, molto simili alla Giudea. Gli interni, dal Tempio di Gerusalemme al pretorio di Pilato, saranno interamente ricostruiti a Cinecittà.
La sfida di Mel Gibson non si limiterà comunque soltanto alla realizzazione di un film povero, scarno, realistico nell’aspetto formale, ma andrà oltre in questa ricerca di autenticità perché i dialoghi, nel tentativo di conferire maggior veridicità al testo, saranno tutti rigorosamente in aramaico e in latino.
“E difficile fare scelte artistiche fuori dai Vangeli” risponde Mel Gibson alla domanda sulla chiave interpretativa che intende adottare in questa nuova versione cinematografica del Nuovo Testamento. “Ma, non prendetemi per un presuntuoso in una circostanza in cui l’umiltà dovrebbe essere tanta, proverò a innestare l’ispirazione artistica nel sostegno della fede. E per essere fedele ai testi evangelici cercherò di essere il più realista possibile.”
Perché le ultime dodici ore di Gesù?
“Perché sono le ore più difficili. Le più importanti della sua esperienza terrena. Molti prima di me hanno già raccontato questa storia, non a caso definita “la più grande storia mai raccontata”, eppure tante volte non ho trovato credibile il modo in cui questa storia straordinaria veniva raccontata. Era come se l’avessi vista guardandola attraverso un cannocchiale rovesciato. Per questo cercherò di usare pochissime parole e di affidarmi prevalentemente alle immagini, alla loro essenzialità, cercando di risalire alle fondamenta della fede attraverso una realtà scarnificata. E anche la durata del film sarà ridotta all’osso: non più di 85-90 minuti.”
Nel racconto delle ultime ore di Gesù, contenuto nel tempo che va dall’orto degli ulivi alla crocifissione sul Golgota, Mel Gibson e il suo cosceneggiatore Ben Fitzgerald si sono liberamente ispirati ai diari di Anne Catherine Emmerich raccolti nel libro The Dolorous Passion of our Lord Jesus Christ e ai quattro volumi The City of God di Mary of Agreda. Ma la verifica di fondo sarà sempre quella offerta dai Vangeli di Luca, Giovanni, Marco e Matteo.
Fra i quattro evangelisti lei ha posto l’accento soprattutto su Matteo. Perché?
“Perché Matteo è quello che più degli altri risponde alle mie esigenze di racconto realistico, asciutto, stringato.”
Lo stesso evangelista al quale si ispirò Pasolini.
“E infatti Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini mi è piaciuto tanto, soprattutto per il suo taglio crudo che ne accentuava il rigore. Ma mentre Pasolini ha portato sullo schermo tutto il Vangelo di Matteo, io mi limiterò esclusivamente alla parte finale. Inoltre Pasolini, dal punto di vista figurativo, si è rifatta alla pittura italiana del ‘400. Io invece seguirò un’altra strada: quella del neorealismo e di Rossellini.”
Lei ha interpretato l’Amleto di Zeffirelli e anche Zeffirelli si è cimentato in un film su Gesù. Ha chiesto qualche consiglio a Zeffirelli per il suo film?
Mel Gibson non trattiene una risata: “No, su questo argomento non ho chiesto alcun consiglio a Zeffirelli.”
E nemmeno a Martin Scorsese?
Anche qui Mel Gibson ride: “Dell’Ultima tentazione di Cristo mi sono piaciute le musuche.”
Pensava da molto a questo film?
“Sì, l’idea mi ronzava in testa da parecchio tempo.....”
E perché si è deciso a produrlo?
“Perché sono cattolico.....e anche un po’ matto.”
Soprattutto nel non voler neppure usare i sottotitoli ai dialoghi in latino e in aramaico.
“Penso non ce ne sia bisogno: la forza delle immagini dovrebbe essere di per sé abbastanza eloquente. E per convincermi maggiormente del valore dell’operazione sto facendo tradurre tutta la sceneggiatura in latino e in aramaico. A questo compito sta lavorando un mio amico, un padre gesuita di Los Angeles. Si chiama Bill Fulco.”
A interpretare il diavolo, nel film, sarà Rosalinda Celentano. Che cosa ha detto il padre, che non nasconde i suoi sentimenti religiosi, quando ha saputo di questa scelta?
“Ha detto: speriamo che anche il diavolo si converta.”
(Enzo Natta, Il Nostro Tempo)
(lunedì 23 settembre)